Il pane è un alimento essenziale di cui si fa esperienza con il corpo: lo si riceve con le mani, lo si sfiora con le labbra e alla fine diventa il nostro stesso corpo.
Il pane, prima ancora di essere visto o toccato, annuncia la sua presenza in un altro modo: ne sentiamo il profumo e ne avvertiamo la fame.
Esso si lega naturalmente ad altri alimenti, ne invoca la presenza, perché non viviamo solo di pane. La sua condivisione poi è anche simbolo per eccellenza del legame fra gli uomini.
La sua fragranza e il suo gusto si legano alla casa e alla famiglia, ma anche alla memoria di legami che, pur non essendo più presenti, nondimeno rimangono ancora vivi e vitali. Proprio per questo esso sta anche alla base di molti racconti, di riti e di canti.
1. L’odore del pane: la fame
Non ci si accorge di quanto una cosa sia preziosa finché non la si perde; non si apprezza la profondità di una relazione se non quando si parte; non si avverte la mancanza del pane finché non si ha fame. Ecco, quando si ha fame, tutti i nostri sensi si attivano; ma, uno di essi, forse quello che oggi usiamo meno di tutti, si accende e diviene particolarmente ricettivo e vigile: si tratta dell’odorato.
Il suo compito è quello di cogliere a distanza, anche senza vedere, la presenza del cibo. Ma non di un alimento qualsiasi, bensì del cibo più essenziale per la vita. Forse per questa ragione, quando si ha fame, il profumo del pane si sente in modo così intenso e così particolare. E tuttavia, oggi soprattutto, vi sono diverse parti del nostro mondo ricco e progredito che rischiano di apprezzare poco il profumo del pane, perché non sanno più che cosa sia la fame. Eppure sappiamo che, globalmente, la fame nel mondo sta aumentando in maniera preoccupante. Ma come si diceva, se aumenta la fame, aumenta anche la sensibilità verso ciò che nutre davvero la vita. Gandhi ha saputo esprimere questo fatto in maniera davvero efficace: «Ci sono persone nel mondo che hanno così tanta fame, che Dio non può apparire loro se non in forma di pane».
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