Gli uomini sanno molto bene che il cibo non ha lo stesso sapore se viene assunto nella solitudine oppure partecipato in un momento di incontro amichevole e familiare. Sembrerebbe che il gusto dipenda unicamente dai ricettori collocati sulla lingua e dal sistema neurale ad esso collegato; ora, invece, l’aspetto determinante che rischia di sfuggire è proprio la rete di collegamenti che, in forme per noi difficili da ricostruire, uniscono la mera sensazione del gusto al calore delle relazioni e alla profondità dei legami.
Accade che un cibo teoricamente buonissimo risulti del tutto indifferente o perfino indigesto se assunto in un contesto ostile oppure indifferente; viceversa, un cibo mediocre può risultare buonissimo se l’ambiente è particolarmente bello e accogliente.
Se dunque è vero che il pane condiviso può dare gusto a una condivisione fraterna è ancora più vero che un’amicizia sincera e un’autentica fraternità danno al pane un sapore unico e inimitabile.
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